430 mila ettari di Sardegna parco naturale Quasi 430 mila ettari di Sardegna diventeranno parco nazionale, con tutti i vincoli previsti: divieto di usi civici, di allevamento, utilizzo delle acque, caccia, pesca, legnatico, raccolta dei frutti. Finirà quell’impegno sociale di solidarietà umano, destinato alle famiglie più povere, che consentiva una minima forma di riequilibrio collettivo verso la povertà. Il tutto accade – dice il gruppo di An – nel più assoluto silenzio, senza che le popolazioni, duramente colpite dal provvedimento, siano state informate. Qualche sindaco si è detto d’accordo sui vincoli essendo la popolazione fermamente contraria e questo è un piccolo mistero. Per una vicenda analoga ma di proporzioni ridotte rispetto questa operazione (il Parco del Gennargentu) la protesta era stata vibrante e la tensione sociale alta. Ora – dice il capogruppo, Ignazio Artizzu – si consuma un evento di “gravità inaudita” senza che se ne parli; anzi, facendo circolare solo quelle notizie che possono far comodo alla giunta Soru. Una di queste notizie è la previsione di finanziamenti, di natura comunitaria, “che non si sa se arriveranno e comunque sono un piatto di lenticchie rispetto al danno causato ai cittadini”. Quei finanziamenti “forse basteranno a pagare i gettoni, per i quali – aggiunge Mario Diana – è già cominciata la corsa”. Entro il 30 aprile i sindaci dovranno aderire ai piani di gestione dei territori, siano Sic (siti di interesse comunitario) siano Zps (zone di protezione speciale). A leggere le tabelle prodotte da An, è intenzione della giunta trasformare tutti i Sic in Zps (vincoli più severi). Morirà – dice Antonello Liori – quell’economia parallela che, attraverso le piccole attività agricole, consente una sorta di reddito sociale, secondo l’antica consuetudine del solidarismo agricolo. Spariranno, in quei luoghi, tutte le attività che legano l’uomo al territorio. La Sardegna diventerà “l’isola dei divieti”, con conseguenze assai gravi.